Carte d’identità elettroniche, indaga la Corte dei Conti
Microchip difettosi, 10 milioni per sostituire le tessere. Il caso della donna fermata a Fiumicino
Roma- La Corte dei Conti ha aperto un’indagine sulle 350 mila carte d’identità che il Poligrafico dello Stato ha messo in circolazione malgrado avessero il microchip difettoso. E che per questo sarà costretto a sostituire gratuitamente. È stata la Procura regionale del Lazio, guidata da Andrea Lupi, ad aprire un fascicolo per verificare i danni. I documenti erano stati diffusi prima di accurati collaudi e nonostante errori nei microchip. Non errori da poco, visto che non consentivano la verifica corretta dei dati dei cittadini. Le indagini dovranno verificare i danni del disservizio nei Comuni e valutare gli eventuali risarcimenti richiesti da chi ne ha subito le conseguenze. Ma soprattutto quantificare le spese sostenute dal Poligrafico per sostituirle: si parla di un costo industriale a tessera di 8 euro più le spese di spedizione e dei Comuni. Secondo alcune stime si potrebbero superare i 10 milioni di euro.
Il caos era stato denunciato lo scorso 8 maggio dal presidente dell’Anci, Antonio Decaro, in una lettera ai Comuni «sperimentatori», nella quale segnalava di aver «appreso con stupore» in una riunione della commissione interministeriale permanente Cie (Carta d’identità elettronica) «che erano state emesse da parte del Poligrafico dello Stato 346.275 carte difettose». Decaro esprimeva anche la preoccupazione al Viminale per le eventuali ripercussioni sui Comuni «incolpevoli» degli errori del Poligrafico, dovuti, secondo fonti che la Corte dei Conti vuole verificare, a negligenze nei controlli e nei collaudi.
Il Poligrafico, di cui Paolo Aielli è amministratore delegato, in una nota ha minimizzato, smentendo il «dubbio di un malfunzionamento». Ma c’è chi afferma il contrario. Nicoletta Soddu, è stata bloccata all’aeroporto di Fiumicino perché il suo documento metteva in guardia chi ne leggeva i dati elettronici con un messaggio d’allarme: «Authenticity not validated» (autenticità non convalidata). In tempi di guardia alta contro il terrorismo lo sguardo di chi le stava controllando il documento si è fatto sospettoso. Racconta al Corriere: «Mi hanno dato un’occhiata un po’ strana e poi mi hanno detto: “Signora il suo documento non è valido”». Lei è rimasta interdetta: «Avevo richiesto la carta d’identità nel Comune dove risiedo, a Randazzo in provincia di Enna. Lavoro in una multinazionale americana e mi sposto spesso per lavoro. L’avevo avuta in gennaio. In Sicilia abbiamo già un problema con la tessera sanitaria un po’ “farlocca” che se vai all’estero non risulta. Ti trovi così, non sai cosa dire, mi è venuto in mente mio marito...». Il marito della signora Nicoletta è un eroe: un carabiniere decorato con la medaglia d’oro per essere rimasto ferito nell’attentato di Nassiriya. Come garante anti-terrorismo una fonte assolutamente autorevole. Grazie al fatto che avesse altre tessere identificative la signora Nicoletta è riuscita a uscire dall’imbarazzo. Cosa che sarà più difficile per i vertici del Poligrafico.
Fonte roma.corriere.it